Le aree produttive come luoghi di educazione e socializzazione

18 dicembre 2019
#EDUCAZIONE

Un interessante articolo pubblicato oggi su Tutto Scienze racconta l’evoluzione e la filosofia emergente nell’ambito delle attività didattiche e culturali proposte da Iren.

Gli impianti produttivi, da sempre aperti alle scolaresche per visite didattiche, diventano scenari e teatro per esperienze immersive, emozionanti, luoghi di incontro, socializzazione ed educazione.

Nel comune di La Loggia insieme al funzionamento della Centrale termoelettrica di Moncalieri si può osservare, come in uno spettacolare acquario, il transito dei pesci in risalita lungo il canale di raffreddamento della centrale stessa.

Il Termovalorizzatore di Torino è attrezzato per convention ed eventi, la Centrale del Politecnico è location di film italiani e stranieri e la Centrale di Turbigo è divenuta scenario del video musicale di una band emergente nel territorio.

E questo vale anche in altri territori, la centrale idrica di Reggio Est ospita spettacoli di luci e arti circensi, e la diga del Brugneto, nei pressi di Genova, fa da scenario a concerti di musica classica e contemporanea. Solo per citare alcuni esempi.

Cultura, musica, emozione e scienza si fondono e contaminano, proponendo esperienze straordinarie e un po’magiche, e le attività educative sono parte di un progetto culturale ampio e contemporaneo.

Così ce lo spiega Roberto Veronesi, direttore Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo

"Negli ultimi anni abbiamo cambiato la strategia e l’impostazione del progetto Eduiren, il progetto di educazione ambientale del Gruppo Iren. E lo abbiamo fatto partendo da alcune riflessioni.

In un contesto sociale in cui è sempre più presente la smaterializzazione delle relazioni, dove si fa sempre più fatica a percepire la differenza tra la realtà e la rappresentazione della stessa, in un mondo in qualche modo “magico” in cui oltre il cellulare o il computer esiste una realtà fatta di persone che producono servizi, che hanno maturato una forte competenza ed esperienza, ci siamo resi conto della assoluta necessità di ritornare alla tangibilità, alla viralità fisica, alla osservazione e ascolto diretto e de visu e alla spiegazione di quel mondo “magico” e sconosciuto.

Da “Io e la macchina”, da cui traggo informazioni, a io e le persone e i luoghi in cui traggo informazioni e soprattutto emozioni e scoperte e dove incontro e conosco le persone che lavorano.

Luogo/non luogo: gli impianti Iren superano il loro ruolo archetipo di siti produttivi e divengono, nell’epoca dei social digitali, luoghi di socializzazione materiale, di educazione e di confronto, teatro di eventi e di stretta relazione e contaminazione fra mondi differenti (lavorativo, scolastico, di spettacolo, famigliare …). Si trasformano in luoghi totali dove si supera l’originale mission industriale e diventano spazi open da un punto di vista produttivo, culturale, aggregativo, temporale. Spazi belli, rigenerati, dove “ha senso” lavorare e dove il contesto sociale riconosce un ruolo utile e di prestigio per la comunità.

È quello che è già capitato con i grandi impianti sportivi che non sono solo più l’arena dove si disputano incontri sportivi, ma anche luoghi “always open”, in cui già la progettazione è fatta per generare valore e mantenere dialogo costante (museo, ristoranti, centri meeting ecc.)

L’incontro con le persone che si (pre) occupano ed erogano materialmente i servizi fondamentali per la vita sociale (energia, acqua, luce, igiene urbana ecc), contribuisce ad abbattere barriere culturali, stimolare l’emozione, la (ri) scoperta di eventi scontati e il senso di responsabilità".

E allora il lavoratore, che sia un tecnico che gestisce la rete elettrica, l’addetto alla depurazione, il biologo che effettua i controlli sull’acqua diventa l’eroe che trasforma il quotidiano aziendale in straordinario per chi è esterno ai meccanismi dell’impresa, diventando egli stesso ambassador aziendale.

Da queste riflessioni e da questi presupposti, mantenendo il core concept di educazione ambientale, ne abbiamo però cambiato le logiche interpretative riportando al centro l’essere umano, il suo lavoro, le sue competenze ed emozioni. Utilizzando e raccontando la tecnologia e i suoi progressi come fattore abilitante per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della vita delle persone".

 

 

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